La stazione di Redenzione ha i cancelli aperti. Alberto Manzi maestro-educatore in carcere
Abstract
Alberto Manzi nell’anno scolastico 1946-47 insegna presso il carcere minorile Aristide Gabelli di Roma. In un contesto di emarginazione sociale come il carcere del primo dopoguerra, Manzi costruisce percorsi di riscatto per “ragazzi difficili”, offrendo occasioni per riconoscersi soggetti attivi e pensanti attraverso un metodo educativo e didattico centrato sulla relazione e sull’uso di linguaggi alternativi (storytelling, scrittura collettiva, outdoor education). L’articolo vuole mostrare quanto questa esperienza didattica abbia inciso sullo sviluppo della sua idea di pedagogia come strumento di libertà, ma anche quanto abbia messo in discussione il sistema delle istituzioni correttive minorili e abbia promosso una maggiore sensibilità verso l’educazione come strumento per l’emancipazione, anche in ambito penale.





